Sanificazione degli ambienti e degli impianti di climatizzazione

Sanificazione degli ambienti e degli impianti di climatizzazione

A seguito delle numerose richieste pervenute allo staff Hydra Club in merito alle disposizioni da attuare per la sanificazione degli impianti di climatizzazione siamo a stendere questa piccola guida, introdotta citando i documenti di riferimento, che sarà aggiornata periodicamente in relazione alla continua evoluzione epidemiologica che stiamo vivendo.

Il 3 Marzo 2020 l’organizzazione mondiale della sanità – World Health Organization (WHO) – ha aggiornato la pubblicazione di una sua precedente guida su come prevenire la diffusione di Covid-19 sul posto di lavoro e come gestire i rischi da Covid; al tempo stesso la REHVA ha redatto una giuda contenente alcuni consigli sulla gestione e il funzionamento degli impianti di ventilazione e condizionamento. A livello nazionale AiCARR ha predisposto una serie di documenti utili a inquadrare il problema proponendo soluzioni per la riduzione del rischio di diffusione del Codid-19, in ultimo la regione toscana ha pubblicato una specifica ordinanza su misure di contenimento sulla diffusione del virus sugli ambienti di lavoro.

1       Premessa

Un’analisi della situazione non può non trattare le modalità di trasferimento del Covid-19, che al momento si ritiene trasmissibile attraverso due modalità:

  • contatto diretto e ravvicinato con una persona infetta. Inalazione di goccioline liquide prodotte dalla persona infetta, questa è la cosiddetta trasmissione droplet;
  • contatto indiretto tramite contatto con superfici contaminate dal virus.

Il contatto diretto con le secrezioni respiratorie prodotte da persone infette sembra essere la principale via di trasmissione, a oggi le fonti ufficiali non riportano alcuna evidenza della possibile trasmissione per via aerea (bio-aerosol), ma sono tutt’ora in atto diversi studi specifici che analizzano le modalità di trasmissione prendendo, ad esempio, in considerazione scenari di rischio che considerano la trasmissione dell’infezione attraverso collettori di acque reflue collegati anche ai comuni ambienti domestici (Situazione verificatasi durante l’epidemia Sars-Cov-1 del 2003).

Ad oggi, la diffusione del virus tramite bio-aereosol è ritenuto dall’OMS efficace solo su brevi distanze, in vicinanza di una sorgente infettiva significativa (malato di Covid-19), e per tempi di esposizione, alla sorgente stessa, elevati. La comunità scientifica internazionale evidenzia tuttavia che se tale meccanismo avviene in altre malattie non è da escludere che ciò non avvenga anche in questo caso. E’ su questo presupposto che, come riporta anche la posizione di AiCARR nella sua guida, non possiamo escludere questa modalità di trasmissione del virus, modalità che porta una spiccata attenzione alla ventilazione degli spazi e una specifica attenzione alla sanificazione degli impianti (argomenti oggetto anche di una recente ordinanza della Regione Toscana).

Studi su altri coronavirus, quali il virus della SARS e della MERS, suggeriscono che il tempo di sopravvivenza su superfici oscilli da poche ore fino ad alcuni giorni. Dati più recenti relativi alla persistenza del virus SARS-CoV-2, confermano la sua capacità di persistenza di giorni su plastica e acciaio mostrando anche un decadimento esponenziale del titolo virale nel tempo.

 

2       Ordinanza 18 aprile 2020, n.38

L’ordinanza della Regione avente ad oggetto: “Misure di contenimento sulla diffusione del virus COVID-19 negli ambiente di lavoro”; focalizza la sua attenzione su specifiche misure e procedure standard di contenimento atte a non vanificare gli effetti contenitivi del contagio ad oggi conseguiti.

L’ordinanza può essere riassunta brevemente nei seguenti punti, per una lettura più approfondita rimandiamo all’ordinanza stessa:

  • distanza di sicurezza determinata in 1,8 metri;
  • all’inizio del turno di lavoro andrà valutata la presenza di febbre;
  • necessità di detergersi accuratamente le mani prima dell’accesso al posto di lavoro;
  • garantire la sanificazione degli ambienti una volta al giorno;
  • laddove siano presenti impianti di areazione deve essere garantita la sanificazione periodica, altrimenti ne deve essere previsto lo spegnimento, garantendo la massima ventilazione dei locali.

Per la sanificazione degli ambienti, l’ordinanza specifica che può essere svolta tramite le normali metodologie di pulizia, concentrandosi in particolare sulle superfici toccate più di frequente (porte, maniglie, tavoli, servizi igienici etc) utilizzando prodotti quali:

  • etanolo a concentrazioni pari al 70% ;
  • prodotti a base di cloro a una concentrazione di 0,1% e 0,5% di cloro attivo (candeggina);
  • altri prodotti disinfettanti ad attività virucida.

Tali adempimenti devono essere ordinariamente registrati da parte del datore di lavoro o suo delegato, su supporto cartaceo o informatico, con auto-dichiarazione.

 

3       Sanificazione degli ambienti

L’Istituto Superiore della Sanità ha pubblicato una serie di indicazioni contenute all’interno del documento “Indicazioni ad interim per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2” dove vengono analizzati due tipi di ambienti interni: gli ambienti domestici e gli ambienti lavorativi.

Nell’analisi degli ambienti domestici si sottolinea nuovamente che sebbene non sia attualmente dimostrato che la trasmissione avvenga con il contatto con gli oggetti di uso comune esistono evidenze che altri tipi di coronavirus possono persistere su superfici fino a 9 giorni in funzione del materiale su cui si vengono a trovare e per determinate condizioni ciò sembra verificarsi anche per il virus SARS-COV-2 anche se con un decadimento delle capacità infettive.

Prima di analizzare le misure previste è opportuno ricordare che per pulizia si intende il complesso dei procedimenti ed operazioni atti a rimuovere polvere e/o sporcizia dalle superfici, per disinfestazione si intendono i procedimenti e le operazioni volte a eliminare macro e micro organismi nocivi alla salute e al benessere dell’uomo. La disinfezione è una sottocategoria della disinfestazione volta a ridurre il numero di microrganismi patogeni in fase vegetativa a livelli prestabiliti.  In ultimo si definisce sanificazione il complesso delle procedimenti atti a rendere salubri determinati ambienti sia mediante la pulizia che la disinfezione.

3.1      Misure generali per gli ambienti domestici

Premesso quanto sopra in ambito domestico si elenca una serie di misure e azioni da adottare giornalmente:

  • Ricambio d’aria in maniera naturale aprendo le finestre (che si affacciano su strade meno trafficate). Negli ambienti senza finestre i ventilatori e gli estrattori devono essere mantenuti in funzione per tutto il tempo di permanenza;
  • Mantenere idonee condizioni microclimatiche mantenendo un’umidità relativa nell’aria tra il 30% e il 70%;
  • Nel caso in cui l’abitazione è dotata di impianto di riscaldamento/raffrescamento (es. pompe di calore, fancoil o termoconvettori) dove l’aria che viene movimentata è sempre la stessa è opportuno:
    • pulire regolarmente, in base alle indicazioni fornite dal produttore e ad impianto fermo, i filtri dell’aria di ricircolo in dotazione all’impianto per mantenere livelli di filtrazione/rimozione adeguati. La polvere catturata dai filtri rappresenta un ambiente favorevole alla proliferazione di batteri e funghi, e comunque di agenti biologici. Evitare di utilizzare e spruzzare prodotti per la pulizia detergenti/disinfettanti spray direttamente sul filtro per non inalare sostanze inquinanti, durante il funzionamento.
    • pulire regolarmente le prese e le griglie di ventilazione con panni in microfibra inumiditi con acqua e sapone, oppure con alcool etilico al 75% asciugando successivamente.

Prima di utilizzare qualsiasi prodotto leggere le etichette e le istruzioni d’uso rispettando le corretta diluizione indossando sempre dispositivi di protezione come guanti e occhiali e mascherine.

Prima di procedere alla pulizia delle superfici deve essere tenuto conto della compatibilità del prodotto con il materiale da detergere, l’uso e l’ambiente.

I detergenti a base di cloro non sono utilizzabili su tutti i materiali, tali detergenti potranno essere utilizzati su:

  • polivinilcloruro (PVC);
  • polietilene (PE);
  • polipropilene (PP);
  • poliacetale;
  • poliossimetilene (POM);
  • Buna-Gomma di nitrile;
  • poliestere bisfenolico;
  • fibra di vetro;
  • politetrafluoroetilene (teflon®);
  • silicone (SI);
  • Acrilonitrile Butadiene Stirene (ABS);
  • policarbonato (PC);
  • polisulfone;
  • acciaio inossidabile (o inox);

E non utilizzati su:

  • acciaio basso-legato;
  • poliuretano;
  • ferro e metalli in genere.

Per le pulizie quotidiane delle abitazioni, una particolare attenzione deve essere posta alle superfici toccate più frequentemente (es. porte, maniglie delle porte, finestre, tavoli, interruttori della luce, servizi igienici, rubinetti, lavandini, scrivanie, sedie, telefoni cellulari, tastiera, telecomandi e stampanti).

Quando i materiali o gli arredi non possono essere lavati (es. tappeti, moquette e materassi), utilizzare per la pulizia elettrodomestici che non comportino la diffusione di schizzi e spruzzi caldi durante la pulizia (es. a vapore) che potrebbe aerosolizzare nell’aria eventuali sostanze tossiche, allergeni e microrganismi patogeni che potrebbero essere inalati dai soggetti esposti.

Arieggiare le stanze/ambienti sia durante che dopo l’uso dei prodotti per la pulizia, soprattutto se si utilizzano intensamente prodotti disinfettanti/detergenti che presentino sull’etichetta simboli di pericolo.

3.2      Misure generali per gli ambienti lavorativi

Di seguito si riportano alcune azioni e raccomandazioni generali da mettere in atto giornalmente nelle condizioni di emergenza associate all’epidemia virale SARS-CoV-2 per il mantenimento di una buona qualità dell’aria indoor negli ambienti di lavoro, quali:

  • garantire un buon ricambio dell’aria in tutti gli ambienti dove sono presenti postazioni di lavoro e personale aprendo con maggiore frequenza le diverse aperture , il ricambio dell’aria deve tener conto del numero di lavoratori presenti, del tipo di attività svolta e della durata della permanenza negli ambienti di lavoro. Durante il ricambio naturale dell’aria è opportuno evitare la creazione di condizioni di disagio/discomfort (correnti d’aria o freddo/caldo eccessivo) per il personale nell’ambiente di lavoro;
  • negli edifici senza specifici sistemi di ventilazione può essere opportuno, preferibilmente, aprire quelle finestre che si affacciano sulle strade meno trafficate e durante i periodi di minore passaggio di mezzi, si raccomanda di evitare di lasciarle aperte le finestre durante la notte;
  • negli edifici dotati di specifici impianti di ventilazione (Ventilazione Meccanica Controllata, VMC) che consentono il ricambio dell’aria di un edificio con l’esterno si mantengono attivi gli impianti per l’ingresso e per l’estrazione dell’aria 24 ore su 24, 7 giorni su 7 (possibilmente con un decremento dei tassi di ventilazione nelle ore notturne di non utilizzo dell’edifico). In questo periodo di emergenza, deve essere eliminata totalmente la funzione di ricircolo dell’aria per evitare l’eventuale trasporto di agenti patogeni (batteri, virus, ecc.) nell’aria. Può risultare anche utile aprire, nel corso della giornata lavorativa, le finestre per aumentare ulteriormente il livello di ricambio dell’aria;
  • per impianti VCM al fine di migliorare la filtrazione dell’aria in ingresso, se si è vicini ai tempi di sostituzione del pacco filtrante (per perdite di carico elevate, o a poche settimane dall’intervento di manutenzione programmata, ecc.), sostituire con pacchi filtranti più efficienti.
  • negli edifici dotati di impianti di riscaldamento/raffrescamento (es. pompe di calore, fancoil, o termoconvettori), tenere spenti gli impianti per evitare che, il possibile ricircolo dell’aria, contribuisca a diffondere e a diluire in ambiente eventuali agenti patogeni. Se non è possibile tenere fermi gli impianti, pulire settimanalmente in base alle indicazioni fornite dal produttore, ad impianto fermo, i filtri dell’aria di ricircolo. Evitare di utilizzare e spruzzare prodotti per la pulizia detergenti/disinfettanti spray direttamente sul filtro per non inalare sostanze inquinanti (es. COV), durante il funzionamento. In questi ambienti sarebbe necessario aprire regolarmente le finestre e balconi per aumentare il ricambio e la diluizione degli inquinanti accumulati nell’aria ricircolata dall’impianto;
  • pulire le prese e le griglie di ventilazione con panni puliti in microfibra inumiditi con acqua e sapone, oppure con alcool etilico al 75% asciugando successivamente;
  • nel caso di locali senza finestre (es. archivi, spogliatoi, bagni, ecc.), ma dotati di ventilatori/estrattori questi devono essere mantenuti in funzione per tutto il tempo di permanenza per ridurre le concentrazioni nell’aria;
  • gli addetti/operatori professionali che svolgono le attività di pulizia quotidiana degli ambienti e/o luoghi (spolveratura e spazzamento ad umido o con panni cattura-polvere, lavaggio, disinfezione, ecc.) devono correttamente seguire le procedure, i protocolli, le modalità, e adottare l’uso di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) facendo riferimento alle disposizione presenti nel documento operativo elaborato per ciascun ambiente, integrato con gli ultimi provvedimenti del Governo, DPCM del 11 e del 14 marzo 2020);
  • le pulizie quotidiane degli ambienti/aree, devono riguardare le superfici toccate più di frequente tenendo in considerazione il tipo di materiale facendo attenzione al corretto utilizzo per ogni superficie da pulire;
  • nel caso in cui vi sia stata la presenza di casi sospetti di persone con COVID-19 all’interno dell’edificio, è necessario procedere alla sanificazione dell’ambiente, intesa come attività che riguarda il complesso di procedure e operazioni atte a rendere salubre un determinato ambiente mediante interventi di detergenza e successiva disinfezione. La sanificazione della stanza/area deve essere eseguita secondo le disposizioni della circolare n. 5443 del 22 febbraio 2020 del Ministero della Salute (pulizia con acqua e sapone e successivamente con una soluzione di ipoclorito di sodio diluita allo 0,1% e con alcool etilico al 70% per superfici che possono essere danneggiate dall’ipoclorito di sodio).
  • arieggiare gli ambienti sia durante sia dopo l’uso dei prodotti per la pulizia, soprattutto se si utilizzano prodotti disinfettanti/detergenti potenzialmente tossici (controllare i simboli di pericolo sulle etichette), aumentando temporaneamente i tassi di ventilazione dei sistemi VMC o aprendo le finestre.

Schema Coronavirus

4       Sanificazione degli Impianti

Tra le indicazioni che AiCARR ritiene opportuno evidenziare, aspetti condivisi anche dall’OMS, si rileva che allo stato attuale non ci sono evidenze in base alle quali risulti indispensabile provvedere in modo generalizzato a interventi straordinari di igienizzazione degli impianti.

Si consiglia di effettuare interventi di manutenzione e igienizzazione secondo il consueto programma di manutenzione e, qualora effettuati, seguendo sempre procedure ben definite eseguite da personale qualificato, dotato di idonei Dispositivi di Protezione Individuali (DPI). Qualunque intervento effettuato in modo scorretto e/o senza l’utilizzo di DPI potrebbe avere come risultato non la riduzione, ma l’incremento dei rischi.

Riprendendo l’ipotesi di partenza (che inquadra la trasmissione del virus negli impianti di climatizzazione solo per via aereosol e che in caso di presenza di soggetto infetto è quest’ultimo il principale diffusore del virus) con il criterio della massima sicurezza analizziamo come poter intervenire sugli impianti per ridurre un eventuale rischio di contagio.

4.1      Impianto domestico

Non si rilevano particolari precauzioni riguardo all’accensione o meno di impianti di climatizzazione rispetto al rischio di contagio all’interno di abitazioni, se all’interno dell’abitazione vi fossero soggetti contagiati, sarebbero loro stessi a determinare il più alto rischio di contagio. E’ comunque necessario procedere alla regolare manutenzione degli impianti provvedendo alla sanificazione (pulizia + disinfezione) dei filtri e delle batterie proprio perché questa tipologia di impianti ricicla aria interna che potrebbe essere infetta. La pulizia può essere eseguita meccanicamente anche con l’ausilio di specifici prodotti sgrassanti (anche schiumogeni per penetrare in profondità nelle batterie alettate). La disinfezione può essere effettuata con uno dei prodotti previsti dall’ordinanza della Regione citata in apertura della presente guida.

Parlando di split e fancoil, in generale non è sufficiente la sola pulizia dei filtri. I filtri non riescono a captare tutte le particelle presenti in aria come polveri, batteri, muffe, spore e allergeni che si depositano anche nelle parti interne nella macchina, pertanto bisogna intervenire in queste zone con appropriata pulizia e disinfezione.

La fase di pulizia è fondamentale per rimuovere grasso polvere e residui organici dalla superfice, perché tanti prodotti antibatterici sono efficaci sulla superficie, ma se le superfici sono ricoperte di polvere il batterio o il virus si annida all’interno di questi strati e l’efficacia del prodotto detergente rischia di fermarsi solo in prossimità dello strato più esterno di questi depositi, non andando a uccidere eventuali batteri annidati più in profondità.

Per impianti installati in ambienti a maggior rischio contagio sarà necessario intervenire in maniera ancor più profonda, in quanto il virus, seppur con minor carica virale, potrebbe resistere per un periodo di 4/5 giorni a contatto con le superfici metalliche dell’impianto stesso. Specialmente se l’impianto è attivato il maniera intermittente ci potrebbe essere la possibilità che, virus e batteri, vengano aspirati all’interno dell’impianto, si depositino sulle superfici e, alla successiva riattivazione, vengano reimmessi in ambiente, infettando nuovamente le persone. L’attenzione in questi casi deve essere molto elevata, disinfettando frequentemente, anche giornalmente.

La normativa attuale non prevede specifiche qualifiche per il manutentore che provvede alla sanificazione dei componenti, si suggerisce di descrivere nel rapporto di manutenzione rilasciato ai sensi dei regolamenti nazionali e regionali il tipo di intervento effettuato e le caratteristiche del prodotto utilizzato per la disinfezione (utilizzando igenizzanti contenenti alcool al 70% o cloro 0.1% – 05% oppure utilizzando un disinfettante ad attività virucida approvato dal ministero e dotato di numero di registrazione che lo identifica univocamente) .

La frequenza di sanificazione di un impianto va studiata in funzione delle singole caratteristiche. Una sanificazione si renderà necessaria per esempio al cambio di stagione, intesa come passaggio da riscaldamento a raffrescamento, o comunque prima dell’accensione e dopo lo spegnimento dello stesso. In questo particolare momento la valutazione va fatta caso per caso ed è il tecnico che deve individuare l’idonea tempistica di intervento proponendo al cliente un piano di sanificazione adeguato al proprio impianto.

E’ il professionista che indica al cliente la frequenza e come è meglio operare, al momento non esiste una specifica normativa che ne indichi la frequenza se non quanto indicato sulle manutenzioni degli impianti e/o normative sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.

Da ricordare che comunque la pulizia garantisce anche il massimo rendimento dell’impianto massimizzandone lo scambio termico e l’efficienza energetica.

4.2      Impianti a servizio dei luoghi di lavoro

Caratteristiche e problematiche simili agli impianti a servizio delle civile abitazioni sono gli impianti a servizio dei luoghi di lavoro, con la differenza che in questo caso interviene il testo unico della sicurezza imponendo aspetti imprescindibili.

In apposita sezione si specifica che impianti di condizionamento dell’aria o di ventilazione meccanica, utilizzati in ambienti chiusi (tutto ciò che non è ambiente di lavoro all’esterno) devono funzionare in modo che i lavoratori non siano esposti a correnti d’aria fastidiosa e devono essere periodicamente sottoposti a controlli, manutenzione, pulizia e sanificazione per la tutela della salute dei lavoratori.

Sanificazione che può essere svolta tramite le normali metodologie, azioni che devono essere ordinariamente registrate da parte del datore di lavoro o suo delegato, su supporto cartaceo o informatico, con auto-dichiarazione.

4.3      I grandi impianti di condizionamento

I grandi impianti di condizionamento che prelevano aria dall’interno (potenzialmente infetta) convogliandola all’esterno e reimmettendo aria pulita (raffrescata o riscaldata) dall’esterno non aumentano il rischio di infezione, anzi vi è un importante di pulizia dell’aria. Magari è preferibile mantenere flussi di aria ridotti per evitare il risollevando di polveri (potenzialmente infette) depositate su superfici.

In tutti i casi è fondamentale aumentare la portata d’aria esterna per ridurre il rischio, chiudendo i ricircoli interni.

In caso di unità centralizzate di trattamento dell’aria è opportuno evitare il ricircolo, sia pure a discapito del comfort. Il ricircolo deve essere evitato anche se l’impianto è dotato di filtri sull’aria di ritorno poiché solitamente non sono installati filtri HEPA.

Anche la pulizia dei condotti di ventilazione non è particolarmente efficace in quanto il virus si attacca alle piccole particelle che non si depositano facilmente ma vengono trasportate nel flusso d’aria. Pertanto, non sono necessarie modifiche alle normali procedure di pulizia dei condotti. Allo stesso modo si evidenzia che non è necessario apportare modifiche alle normali procedure e tempistiche previste per la sostituzione dei filtri dell’aria esterna.

Per impianti con terminali in ambiente dotati di ventilatore, come per esempio ventilconvettori, cassette, sistemi VRF – VRV, il ricircolo dell’aria ambiente dipende dalla portata del ventilatore stesso. In generale i terminali non sono in grado di filtrare virus che, come nel caso di SARS-COV-2, hanno dimensioni medie dell’ordine di 80 nm, circa 1/600 del diametro di un capello umano, pertanto il documento REAVA consiglia di spengere quanto più possibile i terminali in ambiente dotati di ventilatore o, in alternativa, tenere i ventilatori sempre accesi per evitare il fenomeno della risospensione del virus.

4.4      Attività svolte all’interno dei cantieri di lavoro

Si ricorda di introdurre all’interno dei piani di sicurezza e coordinamento (PSC) le situazioni di rischio prevedendo azioni concrete (correlate alla complessità dell’opera) per la messa in sicurezza del cantiere specifico. Il datore di Lavoro, ovvero il titolare dell’impresa che si occupa dei lavori, dopo l’analisi della valutazione dei rischi dovrà evidenziarne le misure di prevenzione e protezione.

 

5       Parlando di certificazioni

A livello Italiano non esiste una certificazione obbligatoria che l’operatore deve acquisire per poter sanificare gli impianti. In alcune realtà, dove gli impianti di condizionamento ad aria hanno una diffusione più capillare sul territorio,  come negli Stati Uniti, la problematica di sanificazione dei canali d’aria è più sentita e pertanto sono previste specifiche figure professionali certificate dal NADCA : (associazione di ispezione, pulizia e ripristino dei canali d’aria). Associazione che rilascia una certificazione,  attestante uno specifico metodo di pulizia, riconosciuta a livello internazionale .

A livello Italiano AIISA (Associazione Italiana Igienisti Sistemi Aeraulici) nata con la volontà di operare ai più alti livelli di qualità nel campo dell’ ispezione, manutenzione e bonifica dei sistemi aeraulici, può essere presa a rifermento come strumento per divulgare la conoscenza tecnica posta alla base delle procedure più innovative del settore.

AIISA ha sviluppato, insieme a NADCA, un progetto per poter svolgere esami di ASCS (Air Systems Cleaning Specialist) in Italia ed in lingua Italiana, la certificazione ASCS evidenzia un alto livello di professionalità nel campo della bonifica degli impianti aeraulici. Attraverso questa certificazione si dimostrano i requisiti di conoscenza nel settore della bonifica dei sistemi HVAC, la conoscenza delle procedure NADCA, gli standard di sicurezza attinenti, con il fine di certificare persone che possono promuovere la loro esperienza professionale.

 

6       Addentrandosi nelle norme

La norma UNI EN 15780 dal titolo “Ventilazione degli edifici – pulizia dei sistemi di ventilazione”, specifica criteri per la valutazione della pulizia e le relative procedure di pulizia, analizzando requisiti generali e modalità di intervento per il mantenimento della pulizia dei condotti, fornendo anche indicazioni su frequenza e controllo.

Lo scopo principale della norma è quello di progettare, costruire e mantenere l’intero sistema di ventilazione pulito, dal momento dell’installazione e per tutto il tempo della sua vita operativa ponendo l’attenzione sui residui di fabbricazione e installazione degli elementi che compongono l’impianto e al tempo stesso fornendo indicazioni per il mantenimento della pulizia durante la vita operativa.

La norma si basa su dati reali (misurazioni di particolato) indicando modalità di misurazione e proponendo livelli accettabili di pulizia degli impianti per impianti esistenti o a seguito di un intervento di pulizia.

Una specifica appendice della norma tratta le unità di trattamento aria e contiene indicazioni molto interessanti su tutte le sezioni componenti l’UTA (filtri, umidificatori, batterie, silenziatori, sezioni ventilanti compresi i motori dei ventilatori, drenaggio e prevenzione della condensa). Infine sono specificate tempistiche per l’ispezione tecnica degli impianti che sono pressoché in linea con le indicazioni indicate nella guida Ministeriale del 2006 disponibile all’interno della sezione download del portale Hydra Club.

 

 

 

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