Il pericolo della legionella

Il pericolo della legionella

Legionella batterioCon il termine legionellosi sono indicate tutte le forme di infezione causate da varie specie di batteri del genere legionella, il suo nome deriva da un epidemia di polmonite che si verificò ad un raduno di ex combattenti della guerra in Vietnam (1976). Durante questo incontro su circa 2.000 partecipanti, ben 221 furono colpiti da polmonite acuta e 34 non riuscirono a sopravvivere. In seguito si scoprì che la malattia era stata causata da un “nuovo” batterio, denominato Legionella, che fu individuato nell’impianto di condizionamento dell’hotel dove i veterani avevano soggiornato.

Il batterio legionella penetra nell’organismo raggiungendo i polmoni dove i batteri trovano un habitat naturale per la proliferazione causandone poi l’infezione. La forma più severa dell’infezione può portare alla morte nel 10-15% dei casi, l’infezione manifestandosi come polmonite acuta è a volte difficilmente distinguibile da altre forme di infezioni. Vi sono anche altre manifestazioni meno intense similari a quella influenzale, infine sono presenti anche forme senza comparsa di sintomi clinici.

Dalla fine degli anni 90 ad oggi, si sono susseguite svariate linee guida e raccomandazioni, sia livello europeo che nazionale (L.G.A 2000), inoltre non sono mancate raccomandazioni a livello regionale. In gazzetta ufficiale, il 4 Febbraio 2005 sono state pubblicate le linee guida recanti le indicazioni sulla legionellosi per i gestori di strutture turistico-ricettive e termali.

Le legionelle sono ampiamente diffuse in natura, si trovano principalmente associate alla presenza di acqua dei laghi, dei fiumi, delle sorgenti termali, delle falde idriche ed ambienti umidi in genere.
Da queste sorgenti Legionella può colonizzare gli ambienti idrici artificiali (reti cittadine di distribuzione dell’acqua potabile, impianti idrici dei singoli edifici, impianti di umidificazione, piscine, fontane decorative, ecc.) che agiscono da amplificatori e disseminatori del microrganismo. I batteri si riproducono tra i 25 e 42° ma sopravvivono fino alla temperatura di 63 gradi.

Legionella R1

Da questo si evince che in estate ambienti come fontane e piscine, condense degli impianti di condizionamento, offrono un habitat particolarmente invitante per la proliferazione della flora batterica, durante tutto l’anno all’interno delle nostre case l’habitat ideale potrebbe venire a trovarsi all’interno delle tubazioni, dei soffioni doccia, dei serbatoi d’accumulo, nei sistemi antincendio ed altro. Chiaramente la situazione si estende a ospedali, cliniche, alberghi, campeggi, impianti sportivi, stabilimenti termali ed altro.

Per combattere i batteri si può intervenire su diversi fronti, clorazione, utilizzo del biossido di cloro, acido peracetico, ozono, per poi passare a trattamenti di filtrazione con filtri a sabbia e sistemi a membrana microfiltrante, abbattimento dei batteri attraverso ultravioletti e trattamenti termici.

A seconda della finalità che vogliamo ottenere è possibile utilizzare uno dei sistemi sopra elencati, all’interno delle nostre case le situazioni critiche si hanno principalmente all’interno delle tubazioni d’acqua sanitaria e all’interno dei sistemi di condizionamento d’aria, dove si sviluppa acqua di condensa, nelle parti a seguire saranno analizzati alcuni sistemi atti a prevenire lo sviluppo dei batteri.
Prendendo in considerazione il nostro impianto di casa, parte l’acqua in ingresso dall’acquedotto subisce un innalzamento della temperatura, attraverso il generatore termico, per poi essere utilizzata dall’utenza, la casistica poi si dirama in sistemi ad accumulo o in sistemi di produzione istantanei.

Analizziamo in prima battuta i sistemi dotati di riscaldamento istantaneo dell’acqua per poi analizzare la problematica dell’accumulo. Nei sistemi istantanei l’acqua percorre una serpentina a contatto con una fonte di calore e si scalda in maniera rapida per poi andare rapidamente all’utenza, pertanto in questa condizione nonostante l’acqua raggiunga le temperature ideali per lo sviluppo dei batteri, il tempo di tale condizione è praticamente inesistente, e si può ritenere che il problema della legionella non esiste, anche se in effetti c’è un transitorio in cui la richiesta d’acqua calda cessa e parte dell’acqua ristagna nelle tubazioni, rubinetti e soffioni doccia per un tempo indefinito, a una temperatura probabilmente gradevole allo sviluppo dei batteri, ma si può comunque considerare una situazione a basso rischio.
Nei sistemi ad accumulo la situazione è analoga alla precedente per tutto lo sviluppo dell’impianto, ma in questo caso le problematiche si concentrano all’interno dell’accumulo, dove una grossa quantità di acqua viene portata in temperatura per poi poter essere disponibile al momento della richiesta, si sottolinea che la normativa stabilisce la temperatura massima dell’acqua misurata all’uscita dell’accumulatore non deve essere maggiore di 48 gradi.

Per risolvere le problematiche legare allo sviluppo dei batteri, generalmente all’interno delle abitazioni si ricorre a sistemi di disinfezione termica, elevando la temperatura a valori tali da portare alla morte i batteri, questo sistema ha il vantaggio di non dover utilizzare particolari attrezzature diverse da quelle già presenti sull’impianto e lo svantaggio di dover fornire un quantitativo di energia maggiore rispetto a quello necessario per il normale utilizzo. In considerazione di questo la temperatura all’interno dei sistemi d’accumulo può essere mantenuta intorno a 70 gradi, mentre sul sistema di distribuzione bisogna analizzare la casistica in funzione della presenza o meno del sistema di ricircolo.

In caso di presenza del ricircolo, generalmente utilizzato per sistemi multiutenza che condividono il sistema centralizzato di produzione di calore, durante tutta la giornata l’acqua si trova a transitare all’interno delle tubazioni a una temperatura di circa 40-45 gradi, proprio perché in uscita dall’accumulatore una valvola termostatica ha imposto una temperatura di mandata di 48 gradi, questo costituisce una situazione di rischio che può essere diminuita effettuando uno shock termico per circa 20, 30 minuti nelle ore notturne alle tubazioni interessate dal ricircolo innalzandone la temperatura a 60 gradi, questo sistema effettua un “lavaggio” dell’impianto disinfettando la tubazione.

Per effettuare questo shock termico, di durata limitata nel tempo, deve essere by-passata la valvola miscelatrice in uscita dall’accumulatore, chiaramente il sistema deve garantire che l’acqua all’interno del ricircolo riesca a raggiungere le temperature di 60 gradi. Per mantenere il confort diurno a cui è abituata l’utenza conviene inserire una seconda valvola termostatica che regoli la temperatura nel punto di utilizzo pari alla temperatura diurna del ricircolo. Quest’ultima accortezza può anche essere omessa in considerazione del fatto che il consumo notturno è particolarmente ridotto e eventualmente il problema di manifesta per un arco molto limitato nel tempo, giusto i 30 minuti in cui il sistema elettronico by-passa la valvola miscelatrice.

In caso di mancanza di impianto di ricircolo, a valle dell’accumulatore termico, il funzionamento si può considerare simile al funzionamento con sistema istantaneo.

Non si esclude che si abbia proliferazione della flora anche in sistemi di distribuzione senza ricircolo, l’habitat ideale potrebbe essere posizionato in zone dove la vena liquida che scorre all’interno delle tubazioni crei zone di ristagno, ad esempio in prossimità delle curve o di diramazioni meno utilizzate, o morte. Il problema si accentua particolarmente anche nei case di depositi di calcare all’interno delle tubazioni, o dove le tubazioni sono di diametri troppo generosi che abbattono le velocità di transito del fluido.

In casi particolari si potrebbe ipotizzare un sistema analogo come quello effettuato sull’impianto di ricircolo, effettuando il by-pass della miscelatrice in uscita dall’accumulatore per un tempo di 40-50 minuti in una parte della giornata quando le abitudini di utilizzo dell’acqua delle utenze risulta abbastanza elevato. In questa condizione, di immetterebbe acqua ad alta temperatura nell’impianto, che giungerebbe fino all’utilizzo. Sarà necessario inserire una seconda valvola miscelatrice (o rubinetto termostatico con regolazione di temperatura) in corrispondenza dell’utilizzo, salvaguardando l’utenza meno attenta dal pericolo delle scottature. Infatti con questa soluzione si creerebbe un’anomalia temporanea di funzionamento dell’impianto che porterebbe sicuramente un disagio nelle utenze abituate alle normali temperature di funzionamento dell’impianto.

In alternativa al metodo sopra descritto si potrebbe pensare a sistemi di clorazione o di trattamento a raggi ultravioletti, le nuove tecnologie infatti stanno proponendo sistemi anche di piccole dimensioni per il trattamento dei batteri contenuti all’interno dell’acqua attraverso lampade raggi ultravioletti, in grado di neutralizzare un’altissima percentuale di batteri, i raggi infatti possono rendere i microrganismi incapaci di replicarsi o avere effetti letali su di essi. Le camere di irradiazione sono realizzate in acciaio inossidabile per evitare la corrosione e la permeazione alle radiazioni UV, dotate di lampade facilmente accessibili per la sostituzione, necessaria dopo svariate ore di lavoro (circa una volta l’anno), per far fronte al normale invecchiamento con perdita di potenza delle stesse. I risultati ottenuti da tale lampade sono assimilabili a quelli ottenuti con il trattamento termico, infatti non c’è modifica delle caratteristiche organolettiche dell’acqua, e non c’è alcuna formazione di sottoprodotti organici o inorganici dannosi.

uv-water R1

Questi sistemi sono da anni utilizzati nelle stazioni di trattamento dell’acqua potabile posizionati a monte delle condotte di distribuzione degli impianti d’acquedotto.

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