Energia dove siamo e dove stiamo andando

Energia dove siamo e dove stiamo andando

Con questo articolo si vuole capire se le normative sull’efficienza energetica che si susseguono e diventano sempre più restrittive, siano veramente efficaci o siano solo frutto di strategie politiche. Analizzeremo così un rapido excursus sulla capacità di produrre energia elettrica degli stati membri dell’unione europea, per poi allargare l’analisi a tutte i tipi di energia, analizzandone la produzione e il consumo in un arco temporale dal 1990 ad oggi. L’articolo lascia un ampio spazio a grafici e figure che esplicano i concetti in maniera significativa e istantaneamente.

Iniziamo ad analizzare il seguente grafico di comparazione tra consumo di energia elettrica nell’anno 2012 e nell’anno 2013, il grafico oltre a esplicitare la variazione di consumo per ogni singolo stato può essere anche d’aiuto per capire la quanta energia elettrica consumata annualmente da ogni stato membro dell’unione europea anche in proporzione agli altri, si evince così come la Francia e la Germania distaccano di gran lunga tutti gli altri.

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La figura seguente riporta la differenza percentuale di energia prodotta rispetto a quella consumata, percentuali negative corrispondono a paesi in deficit energetico come la Lituania in primis, ma anche l’Italia che producono meno elettricità rispetto al loro consumo interno lordo. Contrariamente grandi consumatori come la Francia e la Germania hanno a loro vantaggio una produzione talmente elevata che gli permette anche di esportare, seppure in piccola percentuale, energia verso gli altri paesi.

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Per compensare produzione e consumo, gli stati commerciano energia a seconda delle necessità, la seguente figura riporta una rappresentazione vettoriale dello scambio di energia tra stati confinanti, al tempo stesso la grafica ci aiuta a individuare rapidamente i paesi che esportano energia (colore verde) contrariamente ai paesi che importano energia elettrica (colore rosa).

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L’incontro della domanda e dell’offerta porta a stabilire il prezzo dell’energia elettrica che ogni stato si trova a sostenere, espresso in centesimi di euro, per ogni Kwh consumato, sia a livello privato, che industriale, interessante è riscontrare come i due costi dell’energia siano sostanzialmente identici in Italia, mentre nel resto degli stati i costi dell’energia industriale costa quasi la metà dell’energia utilizzata da privati.

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A livello italiano la produzione di energia elettrica è dominata dalla combustione di gas, lasciando una modesta percentuale a energie rinnovabili (di cui i 2/3 provenienti dall’energia idroelettrica), e combustibili solidi.

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Nel 2011, l’Italia ha importato 70,3 miliardi di metri cubi di gas naturale, importandolo dall’Algeria (37%), Russia (20%) e Libia (12,5%), una piccola percentuale è coperta anche da GPL.

Produzione di energia in in percentuali decisamente diverse si hanno in paesi come la Francia (prima immagine) e la Germania (seconda immagine), dove l’energia nucleare si manifesta in maniera importante, per non dire predominante come nel caso della Francia.

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Estendendo l’analisi al complesso dell’energia richiesta, e non solo a quella necessaria per la produzione di energia elettrica, il quadro cambia prospettiva, entrano in gioco consumi su più larga scala, il grafico seguente evidenzia come nel tempo sono variate le richieste di energia a secondo dei vari utilizzatori finali, si evidenzia come la richiesta di energia da parte dell’industria sia calata nel tempo a fronte di una maggiore richiesta sul fronte dei trasporti.

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La percentuale di produzione di energia a livello europeo ha visto lievi variazione nel corso degli ultimi decenni, con un sostanziale incremento nel tempo di energia prodotta da fonti rinnovabili riscontrabile con l’andamento della linea a tratto verde nel grafico sottostante.

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La percentuale di energia prodotta da derivati del petrolio e gas dopo un culmine raggiunto negli anni 2000 – 2002 vede un progressivo decremento a vantaggio delle fonti rinnovabili, che nel 2012 si attestavano a una percentuale di circa il 22% a fronte del 16% di Gas, e dell’11% dei prodotti derivanti dal petrolio, nel tempo hanno presentato un drastico calo i combustibili solidi, mentre è sempre rimasta incontrastata, anche se in lieve flessione, l’energia prodotta dal nucleare.

È scontato sottolineare che per far fronte alla richiesta totale di energia l’Europa è comunque costretta a importare petrolio, gas e combustibili solidi, dagli altri continenti.

Volendo individuare la linea di tendenza per il prossimo futuro è doveroso concentrarci sulla situazione attuale abbinandola all’andamento di questi ultimi anni, quindi è doveroso analizzare meglio la situazione delle energie rinnovabili, associabili anche a quella che si può definire energia pulita.

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Dal grafico precedente si può rilevare che a l’energia rinnovabile su cui si è investito sono il  vento, la biomassa e il solare, si è iniziato a sfruttare anche l’energia geotermica, ma l’energia oceanica risulta tutt’oggi difficilmente sfruttabile.

Interessante è anche l’estrapolazione del andamento della sola produzione di energia solare, dal grafico precedente dal quale si intuisce un sostanziale incremento dopo il 2006.

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Tutto quanto esposto si ripercuote positivamente anche sull’emissione totale dei gas, prendendo in analisi il medesimo arco temporale, si riscontra una sostanziale diminuzione delle emissioni in atmosfera anche a fronte di una maggiore richiesta e produzione di energia, questo ottenuto grazie anche a tecnologie innovative che massimizzano i rendimenti minimizzando le emissioni.

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In affiancamento a tutto quanto sopra, non ci possiamo certo dimenticare degli sforzi fatti e da fare per il miglioramento energetico, lo scenario che ci troviamo difronte è quello di una grossa spinta in tale direzione che nasce da vincoli normativi, come la direttiva sull’efficienza energetica, o la prestazione energetica degli edifici, e che si concretizza anche per il progressivo aumento del costo dell’energia.

Il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici ha affermato  che sulla base degli attuali dati scientifici, è opportuno che i paesi sviluppati riducano le emissioni di gas a effetto serra dell’80- 95 % rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050 per limitare i cambiamenti climatici a un aumento della temperatura di 2°C e prevenire in tal modo effetti indesiderati sul clima. Obiettivo raggiungibile con una drastica riduzione delle emissioni di CO2, pertanto non resta che mantenere la tendenza impartita all’utilizzo di fonti rinnovabili e accogliere tutto quello che è risparmio energetico ed efficienza, ma ognuno di noi dovrà fare la sua parte.

 

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